LOCALITA’: SILA GRECA, PARCO NAZIONALE DELLA SILA

COME ARRIVARE: dall’intersezione con la SS660, proseguire sulla SP188 in direzione: Rossano. In corrispondenza del punto di ristoro “La Tettoia” (comune di Acri), svolta a destra lungo il sentiero sterrato.

M.te Paleparto è un dedalo di vie, per lo più tracciate dai boscaioli che, in ogni epoca, hanno prima rimboschito, poi depauperato le fustaie di pino laricio che lo popolano su ogni versante. Questa è la via principale, uno sterrato polveroso che nulla ha da invidiare ad un percorso da “prova speciale” del campionato mondiale rally WRC.

Si tratta di 7,5 Km molto agili e veloci nella parte iniziale, e durissimi nella parte centrale e finale, nella quale ci si inerpica a 1481 m s.l.m., percorrendo 400 m di dislivello positivo al 5% di pendenza media. Non ci sono pendenze proibitive, per cui il ciclista medio-allenato non è mai obbligato a mettere il piede a terra, ma ci si diverte lo stesso (specialmente se si scende per quella che, in-reverso, diventa una discesa molto tecnica e molto veloce: pura adrenalina per gli amanti del genere!)

Giunti in cima , oltre a godersi lo splendido panorama raggiungendo una delle prospicienti creste, si può optare per la discesa dal versante S del Monte. Ma, oltre al puro aspetto sportivo, si è obbligati ad una riflessione sulla sostenibilità e su “ciò che era e ciò che è”. La cresta di Serra Stoppa (a Sue della cima), è ad oggi un paesaggio completamente nudo, popolato unicamente da sterpaglie. Un tempo, questo fu un bosco rigoglioso dello stesso tipo di quelli incontrati lungo il percorso appena descritto, frutto di una vasta opera di rimboschimento ordinato dalla Cassa del Mezzogiorno a partire dal 1953. Quest’opera aveva come scopo la mitigazione del rischio idraulico per gli abitati interferenti con il Fiume Trionto, tributario del deflusso superficiale di questi versanti.

Ad oggi è ancora possibile vedere i solchi che, a mò di piccoli terrazzamenti, avevano ospitato le colture appena piantate e costituito, negli anni, una densa fustaia di pino laricio. Numerosi eventi di incendio boschivo, il prelievo abusivo con taglio raso da parte dell’uomo, e, in piccola parte, anche il pascolo indiscriminato, hanno reso il paesaggio completamente spoglio!

Considerando che queste piaghe ci ammorbano ancora, unitamente al flagello della processionaria del pino, questo è un esempio del rischio che si corre quando non ci si prende degna cura del territorio. La Sila (il “Gran Bosco di Italia”), fin dai tempi della Magna Graecia, fu periodicamente derubata della sua ricchezza, per cui, in passato, questo arido paesaggio risultava molto comune, con tutte le conseguenze del caso (idrogeologiche su piccola scala, climatiche su grande scala, economiche per il comprensorio) .

L’impegno di tutti è quello di difendere la risorsa-bosco: prevenendo, sensibilizzando, e ponendo sempre doverosa attenzione ai danni che si possono arrecare. Il cicloturismo serve anche a questo genere di consapevolezza.